Da Bòrore a Santiago di Compostela

Questo libro è a tutti gli effetti un’autobiografia e riporta puntualmente quanto Luca stesso ha raccontato sulla sua esperienza di vita. Una vita con momenti tristi e drammatici, ma anche ricca di belle esperienze e attività gratificanti.
Le avversità hanno fatto soffrire il protagonista ma non lo hanno abbattuto, anzi gli hanno infuso una forza che forse neppure lui pensava di avere.
Avrebbe, infatti, potuto chiudersi in sé stesso o, semplicemente, piegarsi con rassegnazione a una vita tranquilla nel suo paese da artigiano dell’edilizia.
Al contrario, con grinta ha cercato di uscire dalla prigione in cui le sofferenze lo stavano rinchiudendo. Il risultato è stato sorprendente: ne è nata una persona del tutto nuova, cittadina del mondo, amante delle novità, della scoperta, capace di adattarsi e di apprezzare culture e persone tra loro del tutto differenti.
A coronamento di questo suo nuovo atteggiamento nei confronti della vita e per rispondere al suo profondo sentimento religioso ha voluto mantenere una promessa fatta alla mamma nell’ultimo periodo della sua vita, percorrere a piedi il Cammino di Santiago di Compostela.
Gli sembrava il modo migliore per mettere alla prova l’autenticità dei suoi sentimenti e, insieme, tastare la sua forza di carattere e i suoi limiti fisici e mentali.

“Il lungo viaggio di Luca alla ricerca di sé stesso”.

Più di 800 chilometri in solitaria, per sua scelta d’inverno, in luoghi sconosciuti, in sentieri interminabili spesso di montagna con ripide salite, tempeste d’acqua e di vento. Con quel viaggio voleva ricercare sé stesso avvilito e disilluso a causa delle drammatiche vicende vissute, voleva ridare un senso alla vita.
Ecco, per questo motivo il viaggio doveva essere il più duro possibile, non in periodo estivo quasi da pellegrino/turista, ma d’inverno, con tutti i sacrifici che ciò avrebbe comportato. Voleva essere un pellegrino come quelli medioevali che si muovevano a piedi in qualsiasi stagione, affrontando disagi e privazioni.
Tre fatti gravissimi avevano sconvolto la sua vita: un brutto incidente stradale quando aveva 25 anni, che lo portò a perdere la memoria delle sue esperienze passate, la morte improvvisa del padre proprio nel giorno del matrimonio della figlia, la morte della madre dopo una malattia che procurò anche a lei deterioramento della memoria.
Fatti drammatici che lo fecero soffrire moltissimo e che misero a dura prova anche la sua fede religiosa. Gli sembrava inaccettabile che un Dio, descritto buono e amorevole con le sue creature, potesse permettere tanta sofferenza.
Ecco, quindi, la fatica, gli ostacoli, i sacrifici, le lunghe camminate, li considerava un efficace mezzo per riflettere sul senso della vita, sulle cose in cui fino ad allora aveva sempre creduto. Ed in effetti, quel viaggio, proprio perché lungo e durissimo, favorì profonde riflessioni sulle sue vicende personali e lo riconciliarono con Dio.
Non solo, gli resero anche accettabile la morte della mamma, che in realtà per lui non era morta, ma era sempre al suo fianco, pronta ad incoraggiarlo, a consolarlo e a proteggerlo. Con lei a fianco si sentiva sereno, sicuro di sé e orgoglioso di quello che stava facendo. In più, la sua rinnovata fede religiosa rendeva ancora più preziose quelle camminate che avevano l’obiettivo di raggiungere e visitare le reliquie di San Giacomo, apostolo di Cristo. Pensava a San Giacomo che lo attendeva e che avrebbe apprezzato il suo sacrificio. Ne era sicuro: all’arrivo lo avrebbe guardato con tenerezza e avrebbe avuto per lui sentimenti di approvazione e di sostegno.